Articolo di Donato Bonanni
Pubblicato il 4 giugno 2019 su:
La gestione rifiuti a Roma continua a rimanere in una fase critica a causa dell’ideologia “ambientalista” e dell’inerzia dell’amministrazione pentastellata.
Dopo la chiusura della famosa discarica di Malagrotta nel 2013 e il grave incendio dell’impianto di trattamento meccanico biologico di via Salaria nel dicembre scorso, si blocca anche l’impianto (ormai vecchio) di Rocca Cencia a causa della rottura del nastro trasportatore che deve essere riparato. Vista la carenza impiantistica nel territorio romano, la gestione dei rifiuti peggiora sempre di più con montagne di rifiuti sparse in tutta la città capitolina.
Neanche i due impianti Tmb di Malagrotta gestiti dal famoso avvocato Manlio Cerroni (assolto lo scorso 5 novembre dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito dei rifiuti) riuscirebbero a contrastare l’aumento dei rifiuti indifferenziati, dal momento che gli stessi impianti funzioneranno a mezzo servizio fino al prossimo mese di settembre per il relativo lavoro di manutenzione.
Di fronte a questa emergenza, la giunta Raggi (in attesa di capire chi sarà il prossimo assessore capitolino all’Ambiente) continua a voler raggiungere gli obiettivi di una corretta ed efficiente gestione dei rifiuti, attraverso l’incremento della raccolta differenziata “spinta” e la promozione di politiche di riciclo/riuso. Tali politiche riescono a chiudere la catena di gestione dei rifiuti? La risposta è negativa. Oltre il 50 per cento della raccolta avviene in modo “indifferenziato” (circa 1,3 milione di tonnellate). Tali rifiuti vengono trasferiti negli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) con lo scopo di recuperare eventuali frazioni per il riciclo, stabilizzare la quota organica e selezionare la frazione ad alto potere calorifico per la valorizzazione energetica. In altre parole, tali impianto sono in grado di recuperare una percentuale bassa di materiali metallici/plastica utile per il riciclo, di recuperare una percentuale medio-bassa del combustibile solido secondario (Ccs) utilizzato per alimentare i termovalorizzatori e di ricavare una percentuale medio-alta di materiale residuo quali scarti e frazioni organiche stabilizzate (Fos) destinato alle discariche.
Nei giorni scorsi, la giunta Raggi ha approvato il nuovo contratto di servizio della municipalizzata Ama, introducendo un rafforzamento delle penali per il management a fronte di carenze nei servizi di pulizia, di spazzamento e di raccolta dei rifiuti. Misura giusta ma inefficace. Perché? La municipalizzata non ha abbastanza mezzi per la raccolta dei rifiuti e il personale (già di per sé in carenza) non sa dove trasferire i rifiuti urbani. Pertanto, la vera questione è la carenza degli impianti per il trattamento della frazione organica e di riciclo, la mancanza di termovalorizzatori e di discariche e l’inadeguatezza degli impianti di trattamento meccanico e biologico.
Una Capitale d’Europa moderna e responsabile deve poter disporre di un sistema di gestione dei rifiuti adeguato ed evoluto sul piano industriale, e quindi della necessaria diversificazione degli impianti innovativi e sostenibili in grado di rispondere alla logica della vera economia circolare, generando ricchezza e posti di lavoro qualificati nella cosiddetta economia verde.
Non possiamo permetterci di continuare con il turismo dei rifiuti. Prima o poi, tanti sindaci di altre città non vorranno più accogliere i rifiuti prodotti dai cittadini romani. Hanno pienamente ragione. È giunto il momento di assumerci le responsabilità per il bene di Roma.