Articolo di Natale Forlani pubblicato il 1 luglio 2022 su “Il Sussidiario.net”
Ieri l’Istat ha diffuso i dati sul mercato del lavoro relativi al mese di maggio, i quali suggeriscono qualche riflessione.
Una perdita di 49 mila occupati, dovuta a una consistente riduzione dei rapporti a tempo indeterminato (-96 mila) parzialmente compensata da un aumento dei dipendenti a tempo determinato (+14 mila) e dei lavoratori autonomi (+33 mila). Il bollettino Istat per il mese di maggio 2022 segnala una brusca Interruzione del percorso di crescita dell’occupazione, del tasso di partecipazione della popolazione attiva nel mercato del lavoro e un aumento del numero delle persone inattive (+49 mila), alimentato dalla riduzione di un numero quasi analogo delle persone che cercano lavoro.
L’andamento dell’occupazione nell’ultimo trimestre rispetto al precedente (+136 mila) e rispetto al mese di maggio 2021 (+463 mila) rimane positivo, ma si cominciano ad avvertire i riflessi della crescita dell’inflazione e delle difficoltà intervenute nel contesto delle relazioni internazionali con il conflitto bellico in Ucraina che hanno ridimensionato le stime di una ripresa economica che appariva in grado di recuperare integralmente le perdite del Prodotto interno lordo subite nel corso della pandemia Covid. Nei prossimi mesi dovremo convivere con queste incertezze, incrementate dagli effetti delle politiche restrittive adottate dalle Autorità monetarie per la finalità di ridimensionare la crescita dei prezzi. Tuttavia, le previsioni per la seconda parte del 2022 continuano a rimanere positive per l’economia e per il mercato del lavoro italiano.
L’apparato industriale e le aziende che esportano stanno dimostrando una forte capacità di adattamento alle nuove condizioni dei mercati internazionali. Il settore delle costruzioni continua a beneficiare degli effetti di trascinamento legati agli incentivi per le ristrutturazioni abitative. I comparti dei servizi, in particolare quelli del turismo, della ristorazione e delle attività ricreative confermano le aspettative di una consistente ripresa, e persino le difficoltà nel trovare personale per soddisfare i fabbisogni. I concorsi aperti per le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni possono offrire anche un contributo per migliorare la qualità dei rapporti di lavoro.
In questo frangente, senza sottovalutare le difficoltà economiche che rimangono rilevanti, diventa necessario leggere gli andamenti strutturali del nostro mercato del lavoro e adottare politiche in grado di sfruttare al meglio le opportunità occupazionali. Da questo punto di vista i numeri segnalati dall’Istat suggeriscono qualche riflessione.
La crescita dell’occupazione femminile e dei giovani under 35 è diventata una costante e da oltre un anno con tassi di incremento superiori alla media generale. Un recupero destinato a proseguire nel futuro, dato che le donne e i giovani rappresentano la gran parte delle persone che cercano lavoro e di quelle inattive disponibili a cercarlo a determinate condizioni. Questo recupero è caratterizzato in prima istanza dalle assunzioni con contratti a termine, anche per le caratteristiche dei comparti dei servizi che stanno offrendo un contributo significativo alla crescita dell’occupazione. Ma le tendenze sul medio periodo segnalano che una parte significativa di questi rapporti viene riconvertita nei rapporti a tempo indeterminato tornati a loro volta sui livelli precedenti alla pandemia Covid.
L’aspetto più critico del nostro mercato del lavoro viene segnalato dalla costante riduzione della popolazione occupata nella fascia centrale di età tra i 35 e i 49 anni (-70 mila nel corso dell’ultimo anno), dove convenzionalmente si concentra l’ossatura portante dei mestieri e delle professioni del mercato del lavoro, motivata dal mancato ricambio generazionale che ha assunto dimensioni consistenti nel corso degli ultimi 15 anni.
Le contraddizioni del nostro mercato del lavoro comportano nel contempo una dispersione degli investimenti formativi a livello di sistema e un sottoutilizzo delle risorse umane in età di lavoro per l’incapacità di rafforzare l’occupabilità delle persone e di costruire solidi percorsi lavorativi. Una criticità che dovrebbe essere affrontata con determinazione evitando le polemiche sterili sulla precarietà del lavoro, e che trascurano il fatto che buona parte dei profili irreperibili riguarda attività che vengono regolarmente remunerate e adeguatamente svolte da milioni di lavoratori.
Questo cambio di passo, rappresentato da una riconversione degli approcci valoriali e degli investimenti formativi in relazione ai fabbisogni professionali, rappresenta la condizione per affrontare una transizione economica fondata su un maggiore utilizzo delle tecnologie che comportano vantaggi in termini di produttività e di potenziali incrementi salariali, ma anche una rapida obsolescenza delle competenze.
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