Articolo di Donato Robilotta, pubblicato il 9 maggio 2024 su “Affari Italiani.it”
Ecco cosa c’è dietro la discarica di Malagrotta descritta come abusiva e “male assoluto”. Per la bonifica gli extracosti monstre per 20 mln.
L’occasione dell’annuncio della conclusione della gara per il capping della discarica di Malagrotta da parte del Commissario unico per le bonifiche, del commissario giudiziario di Malagrotta e dei vertici istituzionali locali è servita ancora una volta per descrivere la più grande discarica di Europa come il male assoluto.
In particolare la classe politica sente sempre il bisogno di mettersi al bavero la medaglietta di Malagrotta, con la chiusura anticipata, senza aver trovato un’alternativa, cosa che provocò l’emergenza rifiuti, che ancora dura, oggi con la bonifica.
Il paradosso di 30 anni di servizio in piena regola
E siamo al paradosso che invece di dire grazie Malagrotta, che per 40 anni ha servito Roma con costi bassi ed evitando l’emergenza, viene indicata come un mostro ambientale, e descritta come un sito inquinante ed abusivo. Una vera e propria fake news come scriverò più sotto.
Cosa c’è dietro la collina dei rifiuti
Lo sanno i rappresentanti delle istituzioni statali e territoriali che a Malagrotta c’era una vera e propria cittadella industriale con tue Tmb e un gassificatore? Una cittadella che avrebbe consentito a Roma di chiudere il ciclo rifiuti senza, probabilmente, neanche dover costruire il termovalorizzatore a Santa Palomba. Immagino che andando a Malagrotta si siano resi conti, al di là delle apparenze, che quella cittadella non c’è più perché rasa al fuoco da due incendi che si sono succeduti in questi anni.
Due incendi che “profumano” di…
Si sono chiesti questi nostri rappresentanti delle istituzioni come sia stato possibile che in cinque anni tutto sia andato in fumo? Intanto non si capisce, e nessuno risponde alle denunce pubbliche fatte dall’avvocato Cerroni, l’ex patron di Malagrotta, perché si è deciso di buttare alle ortiche il processo di capping predisposto dalla società Montana, che il 31 dicembre 2018 era stato approvato dalla Regione Lazio, con risorse finanziarie già appostate nel bilancio della E. Giovi Srl per circa 120 milioni di euro per il capping e circa 130 milioni per la gestione post operativa.
Il capping a caro prezzo: da 120 a 250 mln
Perché, subito dopo il sequestro preventivo di Malagrotta, l’amministratore giudiziario che è subentrato nella gestione non ha dato seguito a quel progetto invece di affidare la redazione di un nuovo progetto alla Technital, che presentò un progetto per un importo di circa 250 milioni di euro per il solo capping. Il doppio del progetto Montana. Attraverso questo nuovo progetto e lamentando mancanza di risorse c’è stato l’intervento della Regione che ha portato all’affidamento della realizzazione della bonifica al commissario unico per la bonifica dei siti inquinanti ed abusivi della presidenza dl Consiglio dei Ministri. E’ stato così elaborato un progetto di bonifica con circa 150 milioni dei fondi di coesione.
Malagrotta abusiva? Fake News
Come è stato possibile affidare con un DPCM la gestione della bonifica di Malagrotta al commissario per le bonifiche se Malagrotta non è un sito inquinante e non è abusiva? Il giorno della presentazione in Campidoglio dei bandi per la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta, alla presenza dei vertici istituzionali locali, del Ministro all’ambiente, del commissario alle bonifiche e del commissario di Malagrotta non volevo credere a quello che i miei occhi leggevano.
La più grande discarica di Europa, aperta negli anni settanta e chiusa nel 2013, abusiva?
Una discarica che per 50 anni ha servito la capitale, con 36 titoli abilitativi, che ne hanno autorizzato l’esercizio sin dall’ordinanza del Sindaco di Roma del 17 Novembre 10975, poteva mai essere abusiva? Un attimo dopo la pubblicazione del bando sono arrivate le vibrate proteste dell’amministratore unico della E. Givi srl che ha chiesto al commissario unico del governo per la bonifica delle discariche la immediata rettifica dei bandi.
La struttura commissariale ha riconosciuto che quella di Malagrotta non è discarica abusiva e che avrebbe immediatamente corretto i due bandi. In effetti i due bandi riportavano la versione originale dell’art. 52 del dl 1372023, pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 47 del 24 febbraio 2023, che ha previsto i finanziamento per il risanamento della discarica di Malagrotta che veniva definita abusiva. Ma in sede di conversine il Parlamento Italiano, recependo le vibrate proteste dell’amministratore delegato della E. Giovi, ha riconosciuto che si trattava di un grave errore e cancellava la parola abusiva come risulta dalla legge di conversione 41/2023 del 21 aprile.
Quindi è stato il Parlamento in maniera solenne e definitiva a riconoscere che la discarica di Malagrotta non è abusiva.
So che su questa vicenda è intervenuto persino il Ministro dell’Ambiente per far cancellare la parola abusiva da questi documenti, ma ad oggi non si ha certezza che questo sia avvenuto. Mi auguro che nei documento di assegnazione della gara la parola abusiva non compaia perché sarebbe veramente grave.
Malagrotta sito inquinato? Fake News
L’impianto di Malagrotta non può essere considerato inquinato perché l’art. 240 comma 1 lettera e) del Dlgs n. 152/2006 definisce sito contaminato il “sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio “CSR”, determinati con l’applicazione della procedura di analisi di rischio, di cui all’allegato 1 alla parte quarta del presente decreto, sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati”. Ad oggi, per quel che mi risulta, questa procedura incentrata sull’elaborazione di un appropriato piano di Caratterizzazione sia tuttora in corso e dalle campagne di monitoraggio non sono ancora state determinate le concentrazioni soglia di rischio (CSR).
Perché tutto questo accanimento su Malagrotta?
Perché c’è tutto questo accanimento verso Malagrotta? Non è che tutto questo serve solo a preparare il terreno alla confisca dell’impianto e di tutta l’area, visto che si parla di rivalsa nei confronti della proprietà.
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