Donato Bonanni e Andrea Giuricin
Il mio amico Andrea Giuricin analizza la situazione difficile della municipalizzata #Atac e propone la strada migliore per rilanciare il servizio di trasporto pubblico romano.
Prossimamente ne discuteremo nella nostra rubrica politica #ripensareroma.
L’analisi di Andrea Giuricin
La crisi Covid19 ha messo in difficoltà molti operatori del trasporto pubblico locale, ma Atac arrivava da una situazione dove i problemi non erano mai stati risolti ed è anche per questa ragione che i cittadini romani continuano a subire una serie di disservizi.
Da ultimo, lo scandalo della mancanza del personale, che ha scatenato la cancellazione di diversi servizi di metropolitana e che ha portato i servizi sostitutivi ad essere affollati proprio durante questo secondo lockdown.
Quanto è successo è qualcosa di incomprensibile per una società che vede oltre 11 mila dipendenti e che ha dei costi del personale che sono circa il 57 per cento dei costi totali.
Solo per confronto, i costi per il carburante sono solo il 5 per cento dei costi complessivi, oltre 11 volte meno dei costi del personale.
Questo dato è davvero preoccupante perché il costo del personale sui costi totali è aumentato dal 44,8 per cento del 2014 al 56,7 per cento del 2019. Al tempo stesso, un altro dei problemi si trova nel tasso di assenteismo.
Atac ha registrato un tasso del 12,5 per cento nel 2019, di molto superiore ad esempio rispetto ad Atm a Milano dove il tasso è stato inferiore all’8 per cento. Questo significa che in media quasi 1400 dipendenti al giorno hanno un motivo per non presentarsi al lavoro. Da dove derivano dunque i problemi?
LA GESTIONE
Atac non è a corto di personale e i problemi possono essere individuati nella gestione dell’azienda, che nonostante il concordato (e ristrutturazione del debito anche nei confronti dei contribuenti romani) continua a non riuscire a rispettare il contratto di servizio.
Infatti, tra Roma Capitale ed Atac c’è un contratto con scadenza a fine del 2021, ma tale contratto di servizio di fatto non è stato rispettato negli ultimi anni dall’azienda di proprietà del Comune. Solo per esempio, nel 2019, la differenza tra il servizio reso da Atac per i mezzi di superficie e quello dovuto da contratto è stata del 17 per cento. E solo due anni prima, la mancanza di servizi era del 16 per cento.
I disservizi in tempi normali diventano inaccettabili affollamenti in tempi Covid. Questo dimostra come il servizio non sia reso dall’azienda che tuttavia è costata miliardi di euro negli ultimi anni al contribuente romano ed italiano.
Non è ben chiaro perché di fronte ai servizi non resi, l’azienda possa avere ancora in essere tale contratto. Che cosa si può e deve fare? Non è accettabile continuare con questa situazione e la prima cosa da fare sarebbe da programmare l’assegnazione del servizio tramite una gara trasparente, come chiedeva il referendum due anni fa.
Nel medio breve-medio periodo è dunque necessario preparare l’amministrazione cittadina a questo passo complesso, perché i tempi prima della scadenza del contratto tra Atac e Comune sono molto ristretti.
OFFERTA E DOMANDA
Nel frattempo, nel brevissimo periodo, bisognerebbe affrontare le problematiche di offerta e domanda per la riapertura alla fine di questa seconda ondata (quando tornerà la domanda sui mezzi pubblici), per non trovarsi impreparati così come è successo alla fine del primo lockdown.
Nel lungo periodo bisogna inoltre avere una strategia di investimento per avere maggiore mobilità su ferro, tramite metropolitane e linee ferroviarie urbane, per cercare di risolvere seriamente i problemi della mobilità nell’area di Roma.
Quello che è successo è frutto di anni di errori, ma non fare nulla è altrettanto inaccettabile. Roma non può più permettersi questa mobilità inefficiente che fa perdere competitività a tutta la città.
Fonte: Pubblicato su “IL MESSAGGERO” del 24 novembre 2020 – pagina 7
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